Articolo21: lavoro e diritti negati. Salento al collasso

Vuoi vedere i tuoi soldi? C’è ancora da aspettare. Attendere. Quando poi il tempo manca. Quando le scadenze dei pagamenti stanno per arrivare. Come si fa ad attendere? Come? Ormai, nel Salento, ogni giorno apre a nuove battaglie. Rabbia, disperazione, indignazione, delusione. Il lavoro nella nostra terra manca. Tutto sembra bloccato. Imprese abbattute dalla crisi chiudono i battenti. Centinaia e centinaia i lavoratori che per mesi e a volte anche anni, restano a casa, senza uno stipendio sicuro. I soldi mancano a molte famiglie salentine costrette a fare minuziosi conti pur di arrivare a fine mese. Bisogna dare da mangiare ai figli, pagare l’affitto, il mutuo. Ma i soldi mancano. Lo stipendio non c’è. Dietro l’angolo il licenziamento, la disoccupazione giovanile, che qui da noi ha raggiunto quote drammatiche. E poi si parla di sostegno, di cassa integrazione che dovrebbe garantire una vita “dignitosa” alle famiglie colpite. Quando però anche quanto è dovuto lo devi ottenere con la forza allora la pazienza salta. Questo accade nel Salento. Assistere a scene che vedrete in Articolo21 lascia l’amaro in bocca. Ci sono lavoratori in cassa integrazione (Adelchi, Filanto, All Service ecc…) che attendono da mesi la prestazione economica che l’Inps “dovrebbe” erogare. Dovrebbe si, perché qui da noi il condizionale è sempre d’obbligo. Ormai è norma che quando si ha che fare con il lavoro la certezza non esiste. Anche oggi porte sbarrate. Tutto fermo. L’intoppo c’è ma non si capisce perché l’Inps non riesca a garantire la cassa integrazione. Riecco quindi alcuni dei lavoratori nuovamente all’ingresso dell’Inps a Lecce in attesa di sapere, di capire. Qualcuno è già su in “riunione” col direttore che, a quanto sembra, non avrebbe gradito la “presenza scomoda” dei giorni scorsi di gente che è costretta a mettere sotto i piedi la dignità e l’orgoglio e che deve alzare la voce per un proprio diritto. Su ci sono i rappresentanti sindacali. Nel frattempo è impedito ai lavoratori di salire e partecipare all’incontro di cui nessuno sapeva nulla. I sindacati scendono e danno notizia di quanto emerso: i lavoratori devono ancora aspettare altri dieci giorni per poter vedere la cassa integrazione. L’agitazione aumenta: non è possibile aspettare altri dieci giorni. I lavoratori vogliono andare a fondo e riescono, con grandi difficoltà, a farsi ricevere. Nel frattempo, presso la sede della Provincia di Lecce, altri lavoratori manifestano. Sono i lavoratori di Italian Job e All Service della Pista Prototipo di Nardò. Alcuni sono in cassa integrazione, altri sono a casa senza nemmeno quella. Quest’ultimi sono i più penalizzati perché, in base al tipo di contratto che avevano, non possono usufruire del sostegno economico dell’Inps. Ovviamente non è difficile capire la disperazione e la paura di questi padri di famiglia e di giovani senza alcuna certezza. La cronaca della movimentata giornata finisce con l’incontro con l’assessore alle Politiche del Lavoro della Provincia di Lecce, Ernesto Toma: verrà chiesto un tavolo ufficiale alla presenza dei rappresentanti della Regione Puglia, della Provincia di Lecce, delle aziende interessate, dei Sindacati e dei lavoratori.

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