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TARANTO: CRISI PORTO: DAI DRAGAGGI ALL’OFFSHORE.
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Il Porto di Taranto: Tra Dragaggi e Nuove Opportunità
Il porto di Taranto è da anni al centro del dibattito riguardante la necessità di eseguire dragaggi fondamentali per accogliere navi sempre più grandi. Tuttavia, ormai sembra che questa necessità possa giungere tardi, considerando l’evoluzione dei mercati e la crescente concorrenza di porti come Salerno, dove i costi operativi sono spesso più competitivi.
Un elemento cruciale del discorso è rappresentato dai costi di navigazione: nonostante gli sforzi e gli aiuti governativi, se i noli marittimi a Taranto restano più elevati, i clienti saranno sempre più inclini a scegliere alternative più convenienti. Un esempio emblematico risale a oltre 15 anni fa, quando un importatore cinese rivelò che i suoi traffici commerciali preferivano Salerno per costi e rapidità nelle operazioni doganali, una criticità che negli anni ha subito solo parziali miglioramenti.
Lunedì si terrà un incontro tra il commissario Giovanni Gugliotti e gli operatori marittimi, dove si discuterà realisticamente della crisi attuale del porto. Ci sono anche strategie in atto che potrebbero attrarre investimenti cinesi, come dimostrato dalla recente visita dell’ambasciatore cinese in Italia al Parco di Renexia.
In aggiunta, nuove prospettive si aprono con l’attesa di un decreto energetico che prevede la creazione di un polo per l’assemblaggio di piattaforme offshore a Taranto. Gianluca Semitaio, segretario nazionale di Fit Chisle, sottolinea il potenziale del porto nel contesto della transizione energetica, auspicando un futuro che veda protagonisti i cantieri navali italiani.
In sintesi, il porto di Taranto ha di fronte a sé una sfida cruciale, che richiede un’azione concertata e strategica per non perdere il treno delle opportunità economiche in un settore in continua evoluzione.