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Il Futuro dell’Accordo di Programma per Brindisi: Riflessioni sullo Slittamento del Phase Out al 2038
Il recente slittamento del phase out della produzione di carbone al 2038 ha riacceso il dibattito sul futuro di Brindisi e sul valore dell’accordo di programma. La situazione si sviluppa su due binari: da un lato, il commissario prefetto Luigi Carnevale continuerà a promuovere il percorso di reindustrializzazione; dall’altro, a livello nazionale, si susseguono frizioni tra i ministri Fratin (Ambiente) e Urso (Imprese) riguardo alle implicazioni di questo slittamento.
A livello locale, il sostegno dell’onorevole Mauro Dattis all’estensione del termine ha suscitato reazioni contrastanti. Critici come il capogruppo dei 5 Stelle, Roberto Fusco, hanno accusato il sindaco di mantenere la città in uno stato di stagnazione economica, sostenendo che questa scelta rappresenti un arretramento causato dalle lobby. D’altra parte, il segretario cittadino del PD, Francesco Cannalire, ha suggerito di orientare gli sforzi verso la reindustrializzazione piuttosto che sul nucleare.
Anche Gabriele Lippolis, presidente di Confindustria, ha evidenziato come la gestione del phase out possa essere cruciale per la sicurezza energetica nazionale e per il futuro del sistema produttivo, riconoscendo in Dattis un approccio responsabile e pragmatico.
In sintesi, la questione del phase out del carbone a Brindisi è ben lontana dall’essere risolta, con prospettive e interessi differenti che si scontrano tra loro. La località si trova così al crocevia di politiche energetiche e necessità di innovazione, in attesa di un percorso chiaro verso un futuro sostenibile.